COSA VISITARE A CAMAGNA


LA CHIESA PARROCCHIALE

Sottoposta nei secoli a ripetuti ampliamenti e rifacimenti, la chiesa parrocchiale si presenta col suo aspetto ottocentesco, con abside, transetti e cupola dovuti all'architetto Caselli di Fubine. In stile romanico, il campanile rappresenta, invece, la parte più antica della chiesa, benché sia stato sopraelevato nel settecento. All'interno, sopra la porta d'ingresso, c'è una grande pala di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, che raffigura la S.S. Trinità con la Vergine e San Giuseppe. La dedica della chiesa a Sant'Eusebio, vescovo di Vercelli, sottolinea la sua originaria appartenenza a quella diocesi e ne data la probabile origine al periodo in cui iniziò a diffondersi il culto di quel santo.

LA PIETRA DA CANTONI A CAMAGNA

Il paesaggio collinare del Monferrato è fortemente condizionato dalla sua storia geologica  : vi affiorano infatti rocce del periodo miocenico tra cui la Pietra da Cantoni, una mama calcarenitica finissima che, per le sue caratteristiche di compattezza e lavorabilità, veniva utilizzata in edilizia e la cui origine si può ricondurre ad antichi depositi di ambienti marini poco profondi. La sua origine è da ricondurre a depositi sedimentari marini risalenti a circa 15 e 20 milioni d'anni fa, periodo indicato dagli studiosi con il nome di Miocene inferiore, caratterizzato da un clima di tipo tropicale e dalla presenza di un grosso oceano che occupava la Pianura Padana, la Tepide, formatasi all'inizio del paleozoico. Dal complesso mamoso-calcareo sono stati portati alla luce diversi ritrovamenti fossili di origine marina (come conchiglie, alghe o addirittura le vertebre di un animale marino), che avvalorano la tesi secondo cui questi territori sarebbero appartenuti al grande Bacino Terziario Ligure-Piemontese dell'era cenozoica. L'attività estrattiva delle arenarie (in lastre o in blocchi) in passato è stata diffusa a tal punto che moltissimi edifici in Monferrato sono stati realizzati interamente in Cartoni. Le arenarie estratte hanno talora ottime qualità refrattarie, tali da essere lavorate in larghe laste usate per rivestire i forni, da cui la denominazione di "Pietra da Forno" che veniva loro attribuita. Intimamente legati alla cultura del vino e all'esistenza delle arenarie, facilmente lavorabili, sono anche gli "Infernot" scavati sotto le case a più livelli per custodir bottiglie di maggior pregio. Da alcuni decenni la produzione di Cartoni del Monferrato è stata completamente interrotta, e soltanto il materiale con elevate percentuali di carbonato di calcio viene oggi frantumato e miscelato come materia prima per l'industria cementiera.

INFERNOT

Il tufo, materiale da costruzione ricorrente a Camagna,  grazie anche alla presenza in passato di due cave nelle vicinanze, è il protagonista assoluto del sottosuolo camagnese: notevoli sono infatti i suoi INFERNOT. cavità adibite alla conservazione del vino, stavate nel tufo sottostante alle case. Generazioni di camagnesi le hanno realizzate con pale e picconi in epoche in cui la vita del contadino era scandita dal forzato riposo invernale e il duro lavoro non faceva paura a nessuno. Oggigiorno, gli INFERNOT sono sito patrimonio dell’ umanità UNESCO e quelli più belli e meglio conservati costituiscono una curiosità per i turisti che. in occasione di alcune feste e manifestazioni, vengono accompagnati a visitarli e a degustare i vini, specialmente Barbera e Grignolino dei vari produttori locali. L'lnfernot è un'appendice della cantina, priva di luce ed aerazione naturale, ubicata comunemente sotto le case, i cortili e talvolta le strade delle nostre colline. Sono vere e proprie opere d'arte, capolavori architettonici, nati dalla tradizione e dal sapere contadino, realizzati nei lunghi inverni, non da semplici cavatori ma da scultori Monferrini, veri artisti rimasti anonimi nella quasi totalità dei casi. Molti sono gli Infenot presenti sul territorio, 47 sono quelli censiti a partire dal 2002 dal1’Ecomuseo della Pietra da Cantoni grazie al lavoro dell'istituto Superiore Statale Leardi di Casale Monferrato. Per ognuno degli Infemot scelti, è stato eseguito un rilievo architettonico e fotografico con la relativa planimetria, sintetizzata in un manifesto e presentata in forma multimediale. 

BELVEDERE - BIG BENCH DI CAMAGNA MONFERRATO

La Big Bench n. 119 "San Roc" deve il nome (in dialetto) all'omonima regione San Rocco, ove un tempo sorgeva una chiesetta la cui attestazione più antica è Cinquecentesca. I colori, invece, richiamano lo stemma comunale, che sono il rosso ed il verde.
Fa parte delle Grandi Panchine di Chris Bangle, ormai un’attrazione simbolo del Piemonte, inserita nel BIG BENCH COMMUNITY PROJECT (BBCP) nato per sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane dei paesi in cui si trovano queste installazioni fuori scala. BBCP è un’iniziativa no profit promossa dal designer americano insieme alla moglie Catherine, cittadini di Clavesana dal 2009, per unire la creatività del team di designer della Chris Bangle Associates S.r.l. alle eccellenze artigiane di quest’area del Piemonte.
Le Panchine Giganti sono spesso conosciute per immagini, ma una volta che si siede su una di esse e si prova la sensazione di godersi la vista come se “si fosse di nuovo bambini”, si vive un’esperienza intensa, da condividere con gli altri. Le panchine sono fatte per rilassarsi, a differenza di una sedia o di una poltrona sono larghe abbastanza da accogliere uno o più amici. Sedersi su una panchina è un gesto sociale piacevole, e fare buon uso di tutta l’energia positiva che le Panchine Giganti emanano è la visione alla base del BIG BENCH COMMUNITY PROJECT.

I LUOGHI DELLA RESISTENZA


Attraverso le vie del borgo si puo' andare alla scoperta dei luoghi della memoria in onore dei partigiani Caduti della Banda Lenti, percorrendo una parte del " Viaggio nella resistenza in Monferrato"  a cominciare dall’omonima piazza, dove di fronte alla casa dei fratelli Agostino e Pierino Lenti, una lapide ricorda i loro nomi e quelli di tutti i compagni uccisi dai nazifascisti a Valenza. Sotto il palazzo Municipale sorge la casa natale di Eusebio Giambone, antifascista e partigiano, trucidato al poligono del Martinetto, in Torino. Il luogo, attualmente oggetto di un progetto di restauro conservativo e di un piano di valorizzazione, finanziato dalla Regione Piemonte e dalla Provincia di Alessandria, è destinato a diventare casa-monumento e museo della Resistenza, dedicati ai fratelli Eusebio e Vitale Giambone (in connessione con il Sacrario del Martinetto di Torino) ed ai partigiani della Banda Lenti, nelle cui fila combatterono numerosi giovani di Camagna. La formazione partigiana, tra le più importanti della Resistenza in Monferrato, dopo numerose eclatanti operazioni, venne catturata in un cascinale di Madonna dei Monti, presso Ottiglio. Tradotti a Valenza (Vedi scheda), furono bastonati a sangue, condannati a morte e trucidati, il 12 settembre 1944.  Si prosegue quindi verso  il cimitero, dove un sacrario accoglie le spoglie dei partigiani locali e, infine, nel Parco della Rimembranza i cui alberi ricordano il nome, inciso su una targhetta, di ogni partigiano caduto. 

  Il laboratorio di Nicola Garramone

In via Martire Giambone ossia in Piazza del Gioco della Palla, si trova il laboratorio di Nicola, un'artista camagnese che realizza sculture traendole dalle radici degli alberi. Anche nella Chiesa Parrocchiale si possono ammirare due sue splendide opere: il San Giuseppe, proprio accanto all'altare e la riproduzione in miniatura della Cupola realizzata in occasione del 90° Anniversario dalla morte dell'Architetto Caselli progettista della Cupola di Camagna.





 
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